martedì 24 giugno 2014

La fine del sogno americano

Ricordate gli Stati Uniti d'America? Quelli in cui tutti, prima o poi, abbiamo sognato di trasferirci per realizzare i nostri sogni, il paese della libertà, dell'iniziativa economica, del mercato aperto?
Si, una volta era così, c'erano tanti che si erano fatti dal nulla, a forza di lavorare, in un paese effettivamente libero, dove la giustizia era ancora più importante dell'ordine, dove chi meritava veniva premiato e gli americani erano bambinoni in grado di divertirsi con nulla e si sposavano, facevano figli e potevano guardare al futuro con fiducia.
Ora non è più così o, per lo meno, non è sempre così. Ci sono tante minacce che mettono in pericolo questo modo di agire, di pensare, di sperare.
Lo abbiamo capito quando abbiamo visto che non aderivano al Protocollo di Kyoto. Forse i più attenti lo avevano capito anche prima. Che delusione! Ma come? Il paese più grande del mondo, sceso in guerra per difendere la libertà... anche fuori dai confini nazionali ti rifiuti di autolimitare le emissioni di anidride carbonica? Che succede? Cosa c'è che non va? Altro che garante della pace e dell'equilibrio mondiale...! Gli Stati Uniti d'America obbediscono al gioco delle lobby. Bisogna produrre, guadagnare, quindi niente Kyoto.
Ne abbiamo avuto triste conferma allo scoppio della crisi del 2008.
Altro che moralisti questi americani! Sono immorali, la loro finanza ha messo in ginocchio il mondo intero. Certo, non si può fare di tutta l'erba un fascio, tuttavia se "il pesce puzza dalla testa" c'è da dire che le responsabilità di questa situazione sono, ahimè, molto in alto.
Provate a dare un'occhiata al documentario "The inside job" (niente paura: è in italiano): è davvero molto istruttivo. A quanto pare i principali responsabili della crisi sono ancora tutti là!



Mi piacerebbe ricevere qualche commento. Non è stupefacente?

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