lunedì 24 novembre 2014

Femen: come mai un fenomeno nato in Ucraina per protestare contro la discriminazione femminile e il turismo sessuale oggi prende piede in Europa e con tutt'altra... pelle?

Forse arriva qualche risposta alla seconda domanda del mio ultimo post (la prima rimane senza replica):

1. "Cosa c'è da sentirsi orgogliosi rispetto allo spettacolo di mostrarsi in topless nello spettacolo di Announo?"
La conduttrice Innocenzi, infatti si era detta orgogliosa di avere ospitato cinque scalmanate che si erano prodotte discinte in una preghiera per l'annullamento della religione: uno spettacolo di uno squallore unico che La7 aveva pensato bene di mostrare.

2. "Chi finanzia queste donne?"
Su questo comincia ad arrivare qualche notizia. Così Wikipedia:

"Daryna Chyzh, giornalista televisiva ucraina del canale 1+1, è riuscita ad infiltrarsi all'interno del movimento. Secondo il suo reportage, dopo aver partecipato ad una sorta di "provino" ed essersi fatta fotografare a seno nudo, la giornalista si sarebbe trasferita a Parigi per seguire un training su come mostrarsi dinanzi alle telecamere e come denudarsi in maniera eclatante. Daryna avrebbe poi partecipato ad una manifestazione anti-islamica a seno scoperto in un distretto musulmano della città. La reporter ha anche rivelato che le attiviste FEMEN, oltre ad aver spesato viaggio in aereo, taxi, vitto e alloggio, nonché trucco e cosmesi, percepirebbero un compenso di circa 1000 € al mese, mentre le dipendenti dei vari uffici coordinativi di Kiev arriverebbero a percepire 2500 € mensili, il che è molto, in un paese in cui lo stipendio medio d'un lavoratore arriva sì e no a 500 €. Sempre secondo quest'inchiesta, dietro il movimento si celerebbero importanti personalità del jet set europeo. Il movimento FEMEN nega ogni addebito e ha già intentato causa contro la giornalista ed il network televisivo che ha ospitato il suo reportage."
Così Vladimir Sinelnikov della "Voce della Russia":



"La ragazza è entrata a far parte dell'organizzazione, dichiarandosi convinta sostenitrice delle loro idee e partecipava personalmente alle azioni di protesta in topless, registrando il tutto con una telecamera nascosta. Si è scoperto che dietro gli ideali di emancipazione femminile in realtà ci sono finanziatori dell’Europa e degli Stati Uniti.
Per smascherare FEMEN la giovane giornalista si è dovuta “sacrificare” partecipando alle loro azioni in topless. Per settimane era stata addestrata per come tenere un comportamento aggressivo e come attrarre l'attenzione dei giornalisti fingendo di essere una vittima innocente del “sistema sessista”. Cosa più importante le è stato insegnato come mostrare davanti la telecamera il suo seno.
Il debutto in topless della giornalista è avvenuto a Parigi dove FEMEN aveva recentemente aperto un nuovo ufficio di rappresentanza. Alcune attiviste hanno organizzato una manifestazione nel loro stile mostrando il seno davanti il centro culturale islamico parigino. La giornalista era terrorizzata, respirava l’odio della gente che sentiva derisa la propria fede:
L'azione dimostrativa si sta svolgendo presso un centro culturale islamico e riteniamo che la folla sia pronta ad assalirci, ci salvano solo le telecamere dei giornalisti.
Il viaggio a Parigi è stato pagato direttamente dal movimento FEMEN alla giornalista. I biglietti d’aereo, le camere d'albergo, il taxi e i pasti erano stati quantificati in 1.000 euro al giorno, a parte ma sempre a “costo zero” le spese per gli estetisti e la cosmetica.
Inoltre si è scoperto che le attiviste di FEMEN sono pagate almeno un migliaio di dollari al mese, quasi tre volte il salario medio ucraino. Inoltre il personale a Kiev guadagna circa 2.000 dollari al mese mentre quello della sede parigina diverse migliaia di euro al mese.
Chi così generosamente finanzia questo movimento e quale sia lo sponsor che pubblicizzano le ragazze mostrando il loro seno, rimane avvolto nella nebbia, come si suol dire “mistero della fede”. Si possono solo fare delle ipotesi. La giornalista suggerisce che alcune note persone si sono incontrate con le leader del movimento. Si tratta del miliardario tedesco Helmut Geier, l’imprenditrice tedesca Beate Schober e l’uomo d'affari americano Jed Sunden. L’ultimo sponsor delle FEMEN forse è Wikipedia."

Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/2012_09_22/FEMEN-rivelazioni-veramente-scandalose/


Si tratta, come si vede, di voci contrastanti e da verificare, tuttavia ci sono alcuni elementi utili per cominciare a farsi un'idea.

Intanto, in primo luogo, ritengo sia fortemente contraddittoria l'idea di protestare contro l'oggettivazione del corpo femminile mostrandosi in topless: si tratta, infatti, di un'evidente strumentalizzazione del corpo femminile.

Inoltre credo sia ancora più contraddittoria l'idea di protestare contro l'ingresso del papa al Parlamento Europeo, in quanto simbolo d'intolleranza religiosa: se non è intolleranza questa...!

Ancora più grave sarebbe, infine, se le rivelazioni della giornalista sui compensi alle Femen, come crediamo, fossero fondate: la mercificazione del corpo si chiama infatti prostituzione, contro la quale, fra l'altro, le Femen lottano!

Infine lo "spettacolo" penoso e blasfemo a cui le Femen ci hanno sottoposto - a me sono bastate due o tre foto - in piazza san Pietro è uno schiaffo alla libertà di pensiero e di religione. Sarete pure libere di manifestare fino a quando non schiacciate la libertà degli altri: si può sapere a che sanzioni sono state sottoposte queste "signore" dopo aver fatto quello che hanno fatto con i crocifissi o sono "libere" di farlo?
Ripeto: mi sembra che l'eccessiva tolleranza porti alla "casa di tolleranza" (contro la quale, tanto per cambiare, le Femen si battono, ops... scusate: è solo una coincidenza).


sabato 22 novembre 2014

Announo: la conduttrice Giulia Innocenzi si dice "molto orgogliosa" di ospitare le Femen, con i loro insulti a papa Francesco e alla religione

Riporto una petizione di CitizenGo che mi sembra degna di nota.

"L'ultimo episodio riprovevole riguarda la comparsata del gruppo "Femen" nella puntata dello scorso 12 novembre di Announo. Le attiviste di Femen, per protestare contro la visita di papa Francesco al parlamento Europeo della prossima settimana, dapprima hanno inscenato una grottesca preghiera "per un mondo senza religione". Poi, tra i timidi applausi del pubblico, hanno affermato che tale visita rappresenterebbe una minaccia ai diritti umani.





ATTENZIONE: alcuni dei contenuti successivi possono offendere la sensibilità di chi legge. Abbiamo deciso di riportare i fatti esattamente come sono avvenuti. Chi non desidera venire a conoscenza di particolari che potrebbero risultare urtanti della sua sensibilità, puoi saltare le frasi evidenziate in giallo.





Per intenderci, le Femen sono le stesse che, la mattina del giorno successivo (venerdì 13 novembre), hanno inscenato un blitz a Piazza San Pietro, scandendo slogan come "La vostra fede, la vostra morale religiosa, il vostro papa... ficcateveli dentro!" e mettendo in scena inequivocabili performance oscene con dei crocifissi.


Anche ad Announo le Femen hanno espresso offese esplicite e volgari: alla fine della loro "performance", una delle attiviste ha chiesto nuovamente la parola e (significativamente non tradotta dall'interprete in diretta) ha gridato "Femen fucks the pope, but with condoms!", che letteralmente significa "le Femen si fottono il papa, ma col preservativo!".

Evidentemente qui non c'è nessun tipo di rivendicazione femminista o legata a qualsivoglia diritto umano. Qui c'è semplicemente la deliberata intenzione di offendere con parole e gesti osceni la sensibilità religiosa e (non solo) di milioni di persone.
Come reagisce la conduttrice Giulia Innocenzi alle offese contro papa Francesco, proprio pochi secondi dopo l'ultimo grave insulto? Dicendo "Sono le Femen, e io sono molto orgogliosa di averle potute ospitare."
La7 era già stata cassa di risonanza di contenuti eitcamente discutibili (come in Grey's Anatomy, dove due dottoresse intrattengono una relazione omosessuale e sono alle prese con l'educazione della figlia Sophia), ma l'ospitata delle Femen ad Announo ha rappresentato qualcosa di molto più grave.
La televisione commerciale deve badare alle opinioni del pubblico, perché vive della pubblicità e quindi degli ascolti ottenuti. Una mobilitazione di chi si sente offeso da questo tipo di performance può convincere Urbano Cairo a evitare di proporre tali contenuti in futuro. Ti invito a sottoscrivere questa petizione, cliccando sul link seguente:
e successivamente a inoltrarla e diffonderla a tutti i tuoi contatti, amici e conoscenti."

Ora, al di là dell'assoluta mancanza di gusto di queste "signore" è evidente che la cosa deve essere valutata e diffusa secondo quello che è: un'assoluta mancanza di tolleranza - di questa c'è forse solo la casa di provenienza delle "signore" - oltre all'incomprensibile "orgoglio" della conduttrice: ci vuole spiegare Giulia Innocenzi a cosa di riferisce quando dice che è "orgogliosa" di ospitare questo spettacolo?

Orgogliosa? ...e di che?



















domenica 16 novembre 2014

Papale papale: alla faccia dei "politically correct"

Perdonate il rimando ma è doveroso visto che in questo argomento i due blog sono entrambi coinvolti:

http://versolacausa.blogspot.it/2014/11/papale-papale.html

Papale papale

Si dice che l'aborto sia un atto di autodeterminazione della donna, che il figlio non c'entra perché ancora non è un essere umano e quindi ciò che va protetta è la salute della donna anche solo psichica, mentre l'ammasso di cellule che è l'embrione umano va messo in secondo piano.

Si dice che l'eutanasia corrisponda all'autodeterminazione della persona che decide di interrompere la sua vita quando la qualità della sua vita non è più buona.

Si dice che papa Francesco sia una persona attenta alle esigenze dell'uomo e della donna moderni che hanno nell'aborto e nell'eutanasia due pilastri a difesa della capacità di autodeterminazione.


Si legga, allora, quello che ha detto il papa ieri, 15 novembre,  all'Associazione Medici Cattolici Italiani:

"Non c’è dubbio che, ai nostri giorni, a motivo dei progressi scientifici e tecnici, sono notevolmente aumentate le possibilità di guarigione fisica; e tuttavia, per alcuni aspetti sembra diminuire la capacità di “prendersi cura” della persona, soprattutto quando è sofferente, fragile e indifesa. In effetti, le conquiste della scienza e della medicina possono contribuire al miglioramento della vita umana nella misura in cui non si allontanano dalla radice etica di tali discipline. Per questa ragione, voi medici cattolici vi impegnate a vivere la vostra professione come una missione umana e spirituale, come un vero e proprio apostolato laicale.
L’attenzione alla vita umana, particolarmente a quella maggiormente in difficoltà, cioè all’ammalato, all’anziano, al bambino, coinvolge profondamente la missione della Chiesa. Essa si sente chiamata anche a partecipare al dibattito che ha per oggetto la vita umana, presentando la propria proposta fondata sul Vangelo. Da molte parti, la qualità della vita è legata prevalentemente alle possibilità economiche, al “benessere”, alla bellezza e al godimento della vita fisica, dimenticando altre dimensioni più profonde – relazionali, spirituali e religiose – dell’esistenza. In realtà, alla luce della fede e della retta ragione, la vita umana è sempre sacra e sempre “di qualità”. Non esiste una vita umana più sacra di un’altra, come non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori. (…)
Se il giuramento di Ippocrate vi impegna ad essere sempre servitori della vita, il Vangelo vi spinge oltre: ad amarla sempre e comunque, soprattutto quando necessita di particolari attenzioni e cure. Così hanno fatto i componenti della vostra Associazione nel corso di settant’anni di benemerita attività. Vi esorto a proseguire con umiltà e fiducia su questa strada, sforzandovi di perseguire le vostre finalità statutarie che recepiscono l’insegnamento del Magistero della Chiesa nel campo medico-morale.
Il pensiero dominante propone a volte una “falsa compassione”: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica “produrre” un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre. La compassione evangelica invece è quella che accompagna nel momento del bisogno, cioè quella del Buon Samaritano, che “vede”, “ha compassione”, si avvicina e offre aiuto concreto (cfr Lc 10,33). La vostra missione di medici vi mette a quotidiano contatto con tante forme di sofferenza: vi incoraggio a farvene carico come “buoni samaritani”, avendo cura in modo particolare degli anziani, degli infermi e dei disabili. La fedeltà al Vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione di coscienza.
Vi auguro che i settant’anni di vita della vostra Associazione stimolino un ulteriore cammino di crescita e di maturazione. Possiate collaborare in modo costruttivo con tutte le persone e le istituzioni che con voi condividono l’amore alla vita e si adoperano per servirla nella sua dignità, sacralità e inviolabilità. San Camillo de Lellis, nel suggerire il metodo più efficace nella cura dell’ammalato, diceva semplicemente: «Mettete più cuore in quelle mani». È questo anche il mio auspicio. La Vergine Santa, Salus infirmorum, sostenga i propositi con i quali intendete proseguire la vostra azione."

A braccio alla fine del suo discorso il Pontefice ha aggiunto:

“Giocare con la vita. Siate attenti, perché questo è un peccato contro il Creatore: contro Dio Creatore, che ha creato le cose così.
Quando tante volte nella mia vita di sacerdote ho sentito obiezioni. “Ma, dimmi, perché la Chiesa si oppone all’aborto, per esempio? E’ un problema religioso?” – “No, no. Non è un problema religioso” – “E’ un problema filosofico?” – “No, non è un problema filosofico”. E’ un problema scientifico, perché lì c’è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema.
“Ma no, il pensiero moderno…” – “Ma, senti, nel pensiero antico e nel pensiero moderno, la parola “uccidere” significa lo stesso!”.
Lo stesso vale per l’eutanasia: tutti sappiamo che con tanti anziani, in questa cultura dello scarto, si fa questa eutanasia nascosta. Ma, anche c’è l’altra. E questo è dire a Dio: “No, la fine della vita la faccio io, come io voglio”. Peccato contro Dio Creatore. Pensate bene a questo.”
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/11/15/0853/01821.html

e tutto questo dal Blog di Costanza Miriano
http://costanzamiriano.com/2014/11/16/il-papa-aborto-ed-eutanasia-false-compassioni-i-medici-cattolici-facciano-obiezione/

...ossia, come si dice, "papale papale", con buona pace di detrattori di destra e di sinistra e adulatori di entrambe le parti.

Per le donne che hanno abortito riporto un toccante scritto di san Giovanni Paolo II in video.


lunedì 3 novembre 2014

Grazie

Intanto desideravo ringraziarvi tutti per l'interesse che ha suscitato il mio ultimo post sull'amore vero. Molte visualizzazioni, molti commenti, alcune osservazioni. D'altra parte le due parole - Amore vero - se non contraddittorie sembrano essere in contrasto: una sembra appartenere alla categoria del sogno, l'altra a quella della realtà. Eppure sebbene sembrino tanto diverse, tanto slegate, sono fatte per stare insieme.

Qualcuno mi ha contestato che cerco di ridurre al piano razionale qualcosa che razionale non è. Attento, gli dico, perché sicuramente l'amore ha qualcosa che sfugge alla sfera della razionalità, ma guai a pensare che non sia assolutamente legata all'aspetto razionale della nostra natura: deve essere proprio questo aspetto, insieme alla determinazione della volontà a farla da padrone o sennò... è meglio dedicarsi ad altro... no: questo non è possibile, senza amore non si vive. Non è meglio dedicarsi ad altro, ma almeno occorre riconoscere che non si è ancora capaci di amare. Questo è già un segno di grande maturità, ma insieme al riconoscimento dei propri limiti occorre l'impegno per superarli e quello per vivere secondo coscienza.

Non è una cosa facile quella che sto dicendo, ma è del tutto necessaria se si vuole vivere nel consesso umano e non solo in dipendenza dai propri capricci e manie, come gli eterni adolescenti di cui è pieno il mondo. Chiedono di non ricevere alcuna imposizione ma di fatto ti impongono il loro pensiero libero e omologato per cui ciascuno può pensare quel che vuole della realtà basta che non faccia del male ad altri.

Quando ho cominciato a scrivere sul blog non immaginavo che sarei arrivato a farne un libro. E adesso che ho scritto il libro mi sembra già così superato! Eppure ci ho messo più di un anno e mezzo a scriverlo a partire da quel 28 agosto in cui ho iniziato a scrivere a mio nipote Agostino, che proprio quel giorno festeggiava il suo onomastico. D'altra parte se ogni volta che vuoi scrivere e stampare qualcosa devi aspettare che sia completo o addirittura perfetto... nessuno pubblicherebbe mai niente!
Sto studiando ancora sullo stesso argomento, leggendo (di più) scrivendo (di meno) e, soprattutto, mi rendo conto che è uno scritto in fieri, in divenire o, come direbbero gli inglesi, in progress.
Intanto devo candidamente riconoscere che il primo ad essere sensibile al giudizio altrui sono io stesso, che mi diverto a vedere un collega che mi dice "io non sono il fattorino della società" pur svolgendo, di fatto, queste mansioni, quando io stesso spumo, a volte, dalla rabbia - ebbene si! - nel constatare che alcune delle mie mansioni sarebbero molto meglio svolte da una discreta segretaria. Con tutto il rispetto per le segretarie - ce ne sono tantissime che hanno tantissimo da insegnarmi - ma non è necessaria una laurea a pieni voti, quasi trent'anni di onorato servizio e tutta una serie di studi in filosofia e teologia e diversi libri scritti per sparare fax (o email, in napoletano: e maìl) a destra e a manca per ottenere certificazioni di servizio e poi pretendere che vi si risponda: ebbene le mie ultime due settimane di lavoro sono state occupate prevalentemente da questa attività utile, per carità, ma eccessivamente remunerata dall'azienda (e per me decisamente invecchiante).
Insomma mi piacerebbe che mi piacesse questo mestiere - a Santa Maria sarebbe piaciuto, credo - o, quantomeno, mi piacerebbe trovare di farlo meglio di come lo sto facendo o di farne un altro, se ci sono tutte le dovute premesse.


Alla fine mi rendo conto che quello che mi manca - fra l'altro - è un po' di... semplicità.


P.S.: Ti segnalo le ultime riflessioni sulla causa dell'arretratezza meridionale, finalmente identificata!

Riflessioni da quarantena

me, dopo 54 giorni di "quarantena" In questi giorni di forzata clausura, quando arrivano i momenti difficili in cui ti f...