lunedì 31 ottobre 2016

Hillary Clinton, donna forte, paladina della morte

Le capacità professionali  dI Hillary Clinton nessuno le ha mai dubitate: è un affermato avvocato statunitense con ottime doti relazionali. La sua forza nel superare la crisi familiare cagionata dalle malefatte del marito, presidente farfallone e immorale, è provata.
Ci sono però alcune ombre davvero sinistre che la sua figura proietta e su queste purtroppo neppure si può passare sopra. In primis gli enormi finanziamenti - 30 milioni di dollari - ricevuti da Planned Parenthood per la sua campagna. Si tratta della più potente organizzazione abortista americana che con la Clinton, dichiaratamente abortista, finanzia il suo futuro. Questo sarebbe "normale" se non fosse che oltre a favorire l'ecatombe di bimbi non nati con lo strascico di morte e di dolore che ne consegue, si è accertato che PP vende parti di feti abortiti aggiungendo barbarie a barbarie.
Inoltre c'è l'uso di email di carattere riservato a scopi personali svelato - manco a farlo apposta alla vigilia delle elezioni, secondo un rituale abituale in casa americana - da Wikileaks, che insieme al discusso mandato in veste di Segretario di Stato rende la candidata democratica impresentabile.
Certo, se si guarda al candidato alternativo alla Casa Bianca viene la pelle d'oca. Ma al tempo stesso viene da chiedersi:
Possibile che gli Stati Uniti d'America non possano esprimere niente di meglio di questi due improbabili candidati? 
Siamo di fronte a un ennesimo segno del crollo del mito americano? 

sabato 1 ottobre 2016

Ecco chi fa cultura oggi ed ecco i martiri dei tempi moderni

Riporto direttamente dal sito dell'UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionali) http://www.uccronline.it/2014/01/09/chi-firmo-contro-calabresi-oggi-dispensa-consigli-etici/
perché ci facciamo un'idea più veritiera sulla creme degli intellettuali di sinistra oggi.

Chi firmò contro Calabresi oggi dispensa consigli 

Il caso di Luigi Calabresi è un’ombra nera onnipresente per molti attuali dispensatori di etica e moralità, rigorosamente laica, sui principali quotidiani e canali televisivi italiani. Si cerca di non parlarne più, ma una fiction televisiva su Rai Due sta riportando alla luce un passato che si voleva dimenticato.
Il commissario Calabresi, addetto alla squadra politica della questura di Milano e spesso incaricato di controllare le manifestazioni dell’estrema sinistra, convocò nel 1969 il ferroviere Giuseppe Pinelli in quanto indagato per la strage di piazza Fontana. Il 15 dicembre Pinelli morì dopo essere precipitato dalla finestra dell’ufficio del commissario. Luigi Calabresi si dichiarò estraneo ai fatti, aggiungendo di non essere stato nemmeno presente nella stanza. Cinque poliziotti confermarono la loro presenza e l’assenza del commissario, chiamato a rapporto dal suo superiore. Nell’ottobre del 1975 la sentenza sulla morte di Pinelli, dopo l’inchiesta, escluse sia l’ipotesi del suicidio e definì la morte come accidentale, a causa di un malore. Venne anche confermata l’assenza di Calabresi al momento della morte di Pinelli.
Tuttavia diversi quotidiani, in particolare “L’Espresso” “L’Unità”, imbastirono, senza alcuna prova, una campagna diffamatoria contro Calabresi, accusandolo di omicidio e di torture. 800 intellettuali, ben prima della sentenza definitiva  (il 13, 20 e 27 giugno 1971 sull’Espresso) sull’accaduto, firmarono una lettera di accusa contro Calabresi in cui lo identificarono come il responsabile della morte di Pinelli, definendolo «commissario torturatore». In seguito a tale lettera il clima si infiammò ulteriormente, comparvero minacce sui muri e intimidazioni via lettera, fino a che il 17 maggio 1972 fu assassinato da due sicari. Anni dopo si scoprì che i mandati furono Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri, allora leader del movimento e oggi, quest’ultimo, collaboratore di “Repubblica”.
Molti degli 800 intellettuali che firmarono la famosa e calunniosa lettera aperta, oggi tengono banco sui quotidiani, spesso pontificando moralismi contro la Chiesa (molti dei quali sono oggi collaboratori attivi e responsabili di “Repubblica”). Alcuni di essi: Marco Bellocchio, Tinto Brass, Furio Colombo, Roberto D’Agostino, Margherita Hack, Dario Fo, Umberto Eco, Dacia Maraini, Massimo TeodoriEugenio Scalfari e Franca Rame (e tanti altri). Nomi dall’altissimo tasso di anticlericalità, come si può notare. Dario Fo addirittura mise in scena (per ben 750 volte) Morte accidentale di un anarchico, laddove Calabresi era un “dottor Cavalcioni” che imponeva all’’interrogato di porsi, appunto, a cavalcioni di una finestra, quando ha saputo la verità, però ha ammesso«Sono andato in crisi, per questo». Un gruppo oggi ben affiatato, vittima di una “sbornia ideologica”, come la definì Montanelli. «Ciucca che a quanto pare la società civile, allergica alle crisi di coscienza, ancora non ha smaltito. E così, sempre alticcia, seguita a tenere banco e lezione. Facendo un po’ schifo, per la verità»si legge su “IlGiornale”Luciano Garibaldi, storico, giornalista e autore delle opere da cui è tratta la fiction in onda in questi giorni, parla d“mandanti morali“, la cui «stragrande maggioranza ricopre tutt’ora incarichi strapagati e percepisce pensioni dorate».
Renato Farina ha scritto«Nessuno dei firmatari ha pagato con un minimo rallentamento della sua corsa questa infamia di uccidere con le parole un uomo il cui destino ne risultò segnato. Come mai nessuno, salvo scuse private o tenui di quei quattro gatti, ha pagato o almeno rende conto di questo scivolamento paraterroristico?». Parla di «manifesto assassino» che «firma la condanna a morte di Calabresi»Giampaolo Pansa ha invece parlato di «un veleno cucinato e diffuso dalle teste d’uovo della sinistra italiana: il meglio del meglio della cultura, dell’accademia, del giornalismo, del cinema. Signore e signori che per anni ci hanno spacciato un mare di bugie. Forti di un’arroganza che quanti di loro sono ancora in vita seguitano a scagliarci addosso». Rispetto alla lettera di accusa su “L’Espresso”«Rileggere oggi quell’elenco mi provoca un disgusto profondoper chi l’ha sottoscritto. Scorrere le firme una per una, ti induce a pensare che la “meglio gioventù” partorita dal Sessantotto aveva alle spalle il peggio del vippume di sinistra. Molte di quelle eccellenze sono scomparse, a cominciare da Norberto Bobbio per finire a Giorgio Bocca. Ma tanti big sono ancora in vita. E da ben poco venerati maestri seguitano a impartirci lezioni burbanzose. Qualche nome? Eugenio Scalfari, Umberto Eco, Dario Fo, Furio Colombo, Lucio Villari, Bernardo Bertolucci, Toni Negri, Dacia Maraini… Basta, mi fermo qui. Forse è vero che stiamo diventando un paese per vecchi, a cominciare da me. Ma un po’ di pudore non farebbe male a nessuno».
Ricordiamo che per la Chiesa cattolica, Luigi Calabresi è considerato un servo di Dio, martire per la giustizia. Nei suoi confronti è iniziato anche unprocesso di beatificazione, la fede cristiana del commissario fu di conforto nel periodo in cui era sotto accusa mediatica, tanto che ebbe a dichiarare a Giampaolo Pansa: «Da due anni sto sotto questa tempesta e lei non può immaginare cosa ho passato e cosa sto passando. Se non fossi cristiano, se non credessi in Dio non so come potrei resistere». Al suo amico Enzo Tortora, stupito della sua resistenza al linciaggio mediatico, rivelò«È semplice. Credo in Dio. E credo nella mia buona fede. Non ho mai fatto nulla di cui possa vergognarmi. E non odio nemmeno i miei nemici; ho angoscia per loro, non odio. È una parola – odio – che proprio non conosco”».

Riflessioni da quarantena

me, dopo 54 giorni di "quarantena" In questi giorni di forzata clausura, quando arrivano i momenti difficili in cui ti f...