domenica 25 gennaio 2015

Esempi di manipolazione giornalistica della notizia: come Corriere e Repubblica modificano, disorientando, quello che dice il Papa

Esaminiamo un paio di esempi di manipolazione giornalistica della notizia. Potrebbe essere tratta dal manuale "Come ti disoriento il cristiano (e non solo)", che magari è un effetto non nececessariamente voluto, ma piuttosto inevitabile (e forse, se recepito nel modo giusto, salutare!).

Il papa parla ai giornalisti nell'aereo nel viaggio di ritorno dalle Filippine. Il Corriere della sera riporta la notizia in un articolo (http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_gennaio_19/papa-essere-cattolici-non-significa-fare-figli-come-conigli-29f7d826-a00e-11e4-84eb-449217828c75.shtml#channel=f335a1077ea54b2&origin=http%3A%2F%2Froma.corriere.it) intitolato:

Il Papa: «Essere cattolici non significa fare figli come conigli»

Sottotitolo:

Francesco spiega come deve essere la vera famiglia cattolica: «Tre figli almeno per mantenere stabile la popolazione»

Corpo dell'articolo:

"Di ritorno dal suo settimo viaggio internazionale, nelle Filippine, dove ha celebrato la messa davanti a sette milioni di fedeli, il Papa ha parlato ancora ai giornalisti: «Paternità responsabile significa che si devono fare figli, ma responsabilmente. Alcuni credono che i cristiani debbono fare come i conigli», ha detto il Pontefice, rispondendo così a una domanda sull’Enciclica «Humanae vitae» di Paolo VI che proibì la contraccezione, e sulla quale anche nelle Filippine la maggior parte dei fedeli cattolici esprime riserve nelle intervistati nei sondaggi. «Sentir dire che tre figli già sono troppi - ha confidato in proposito il Papa - mi mette tristezza, perché tre figli per coppia sono il minimo necessario a mantenere stabile la popolazione»".

Repubblica (http://www.repubblica.it/esteri/2015/01/19/news/il_papa_cattolici_non_siano_conigli_tre_figli_nella_famiglia_ideale-105306810/):

Titolo:
Il Papa invita alla procreazione responsabile: "I cattolici facciano figli, ma non come conigli".

Sottotitolo:
"Io credo che la famiglia ideale abbia tre bambini", dice Francesco.

Corpo dell'articolo:
A BORDO DEL VOLO PAPALE MANILA-ROMA – "Alcuni credono, scusatemi la parola, che per essere buoni cattolici dobbiamo essere come i conigli. No. Paternità responsabile". Papa Francesco torna in Italia dal suo viaggio nelle Filippine, e apre il tema della procreazione responsabile. Lo ha fatto sul lungo volo, quasi 15 ore, arrivato in serata a Ciampino.

A una domanda su Paolo VI, Jorge Bergoglio ha così risposto: "Lui guardava al neo-malthusianesimo universale che era in corso, che cercava un controllo della natalità da parte delle potenze. Questo non significa che il cristiano deve fare figli, io ho rimproverato alcuni mesi fa in una parrocchia una donna perché era incinta dell’ottavo figlio, con sette parti cesarei. "Ma lei ne vuole lasciare orfani sette?", le ho detto. Ma questo è tentare Dio. Parliamo di paternità responsabile".

E precisando poi la sua posizione sulla contraccezione ha aggiunto: "Io credo che il numero di 3 per famiglia sia quello che gli esperti ritengono importante per mantenere la procreazione, 3 per coppia. Per questo la parola chiave per rispondere è quella che usa sempre la Chiesa, e anche io: paternità responsabile. Come si fa questo? Con il dialogo, ogni persona con il suo pastore vede come fare quella paternità. L'esempio che ho menzionato di quella donna che aspettava l'ottavo figlio e ne aveva sette nati con il cesareo: questo è una i-r-r-e-s-p-o-n-s-a-b-i-l-i-t-à. Lei mi ha confidato: "Ma guarda io non ho i mezzi". "Sii responsabile", ho risposto. Alcuni credono, scusatemi la parola, che per essere buoni cattolici dobbiamo essere come i conigli. No. Paternità responsabile. E per questo nella Chiesa ci sono i gruppi matrimoniali, gli esperti, i pastori. Si cerca... E io conosco tante vie di uscita, lecite, che hanno aiutato a questo problema".

Cosa ha detto effettivamente il Papa
(domande e risposte disponibili sul sito di Radio Vaticana, all'indirizzo: http://it.radiovaticana.va/news/2015/01/19/papa,_aereo_trascrizione_integrale_del_testo/1119009):

Quarta domanda, Jan-Christoph Kitzler della Ard, la radio tedesca, per il gruppo tedesco:
Grazie, Santo Padre. Vorrei ritornare un attimo all’incontro che ha avuto con le famiglie. Lì ha parlato della “colonizzazione ideologica”. Ci potrebbe spiegare un po’ meglio il concetto? Poi si è riferito al Papa Paolo VI, parlando dei casi particolari che sono importanti nella pastorale delle famiglie. Ci può fare alcuni esempi di questi casi particolari e magari dire anche se c’è bisogno di aprire le strade, di allargare il corridoio di questi casi particolari?

Papa Francesco: La colonizzazione ideologica: dirò soltanto un esempio, che ho visto io. Venti anni fa, nel 1995, una Ministro dell’Istruzione Pubblica aveva chiesto un prestito forte per fare la costruzione di scuole per i poveri. Le hanno dato il prestito a condizione che nelle scuole ci fosse un libro per i bambini di un certo livello. Era un libro di scuola, un libro preparato bene didatticamente, dove si insegnava la teoria del gender. Questa donna aveva bisogno dei soldi del prestito, ma quella era la condizione. Furba, ha detto di sì e anche ha fatto fare un altro libro e ha dato i due (libri) e così è riuscita… Questa è la colonizzazione ideologica: entrano in un popolo con un’idea che niente ha da fare col popolo; sì, con gruppi del popolo, ma non col popolo, e colonizzano il popolo con un’idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura. Durante il Sinodo i vescovi africani si lamentavano di questo, che è lo stesso che per certi prestiti (si impongano) certe condizioni. Io dico soltanto questa che io ho visto. Perché dico “colonizzazione ideologica”? Perché prendono, prendono proprio il bisogno di un popolo o l’opportunità di entrare e farsi forti, per (mezzo de)i bambini. Ma non è una novità questa. Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso. Sono entrate con la loro dottrina. Pensate ai Balilla, pensate alla Gioventù Hitleriana. Hanno colonizzato il popolo, volevano farlo. Ma quanta sofferenza. I popoli non devono perdere la libertà. Il popolo ha la sua cultura, la sua storia; ogni popolo ha la sua cultura. Ma quando vengono condizioni imposte dagli imperi colonizzatori, cercano di far perdere ai popoli la loro identità e fare una uguaglianza. Questa è la globalizzazione della sfera: tutti i punti sono equidistanti dal centro. E la vera globalizzazione – a me piace dire questo – non è la sfera. È importante globalizzare, ma non come la sfera, ma come il poliedro, cioè che ogni popolo, ogni parte, conservi la sua identità, il suo essere, senza essere colonizzata ideologicamente. Queste sono le “colonizzazioni ideologiche”. C’è un libro, scusatemi, ma faccio pubblicità, c’è un libro che forse lo stile è un po’ pesante all’inizio, perché è scritto nel 1903 a Londra. È un libro che … a quel tempo questo scrittore ha visto questo dramma della colonizzazione ideologica e lo descrive in quel libro. Si chiama “The Lord of the Earth” o “The Lord of the World”, uno dei due. L’autore è Benson, scritto nel 1903, ma vi consiglio di leggerlo. Leggendo quello capirete bene quello che voglio dire con “colonizzazione ideologica”. Questa è la prima domanda. La seconda: io che volevo dire di Paolo VI? È vero che l’apertura alla vita è condizione del Sacramento del matrimonio. Un uomo non può dare il sacramento alla donna e la donna darlo all’uomo se non sono in questo punto d’accordo, di essere aperti alla vita. A tal punto che, se si può provare che questo o questa si è sposato con l’intenzione di non essere aperto alla vita, quel matrimonio è nullo, è causa di nullità matrimoniale, no? L’apertura alla vita, no? Paolo VI ha studiato questo con una commissione, come fare per aiutare tanti casi, tanti problemi, problemi importanti che fanno l’amore della famiglia. Problemi di tutti i giorni. Tanti, tanti, no?, ma c’era qualcosa di più. Il rifiuto di Paolo VI non era soltanto ai problemi personali, sui quali dirà poi ai confessori di essere misericordiosi e capire le situazioni e perdonare o essere misericordiosi, comprensivi, no? Ma lui guardava al neo-Malthusianismo universale che era in corso. E come si chiama questo neo-Malthusianismo? Eh, è il meno dell’1% del livello delle nascite in Italia, lo stesso in Spagna. Quel neo-Malthusianismo che cercava un controllo dell’umanità da parte delle potenze. Questo non significa che il cristiano deve fare figli in serie. Io ho rimproverato alcuni mesi fa una donna in una parrocchia perché era incinta dell’ottavo dopo sette cesarei. “Ma lei vuole lasciare orfani sette?”. Questo è tentare Dio. Si parla di paternità responsabile. Quella è la strada: la paternità responsabile. Ma quello che io volevo dire era che Paolo VI non è stato un arretrato [antiquato], un chiuso. No, è stato un profeta, che con questo ci ha detto: guardatevi dal neo-Malthusianismo che è in arrivo. Quello volevo dire. Grazie.

"Decima domanda, Cristoph Schmidt per il gruppo tedesco:
Santo Padre, prima di tutto vorrei dire mille grazie per tutti i momenti così impressionanti di questa settimana. È la prima volta che l’accompagno e vorrei dire mille grazie. La mia domanda: lei ha parlato dei tanti bambini nelle Filippine, della sua gioia che ci sono così tanti bambini. Ma, secondo dei sondaggi, la maggioranza dei filippini pensa che la crescita enorme della popolazione filippina è una delle ragioni più importanti per la povertà enorme del Paese, e nella media una donna nelle filippine partorisce più di tre bambini nella sua vita, e la posizione cattolica nei riguardi della contraccezione sembra essere una delle poche questioni su cui un grande numero della gente nelle Filippine non stia d’accordo con la Chiesa. Che cosa ne pensa?
Papa Francesco: Io credo il numero di 3 per famiglia che lei menziona, credo che è quello che dicono i tecnici: che è importante per mantenere la popolazione, no? 3 per coppia, no? Quando scende questo, accade l’altro estremo, che accade in Italia, dove ho sentito – non so se è vero – che nel 2024 non ci saranno i soldi per pagare i pensionati. Il calo della popolazione, no? Per questo la parola chiave per rispondere è quella che usa la Chiesa sempre, anche io: è paternità responsabile. Come si fa questo? Col dialogo. Ogni persona, col suo pastore, deve cercare come fare quella paternità responsabile. Quell’esempio che ho menzionato poco fa, di quella donna che aspettava l’ottavo e ne aveva sette nati col cesareo: ma questa è una irresponsabilità. “No, io confido in Dio”. “Ma guarda, Dio ti da i mezzi, sii responsabile”. Alcuni credono che – scusatemi la parola, eh? – per essere buoni cattolici dobbiamo essere come conigli, no? No. Paternità responsabile. Questo è chiaro e per questo nella Chiesa ci sono i gruppi matrimoniali, ci sono gli esperti in questo, ci sono i pastori, e si cerca. E io conosco tante e tante vie d’uscita lecite che hanno aiutato a questo. Ma ha fatto bene a dirmelo. È anche curiosa un’altra cosa che non ha niente a che vedere ma che è in relazione con questo. Per la gente più povera un figlio è un tesoro. È vero, si deve essere anche qui prudenti. Ma per loro un figlio è un tesoro. Dio sa come aiutarli. Forse alcuni non sono prudenti in questo, è vero. Paternità responsabile. Ma guardare anche la generosità di quel papà e di quella mamma che vede in ogni figlio un tesoro." (...).

Il Corriere della sera sottolinea l'aspetto negativo - Non fare figli come conigli - mettendo in secondo piano l'aspetto positivo indicato: apertura alla vita e paternità responsabile. Tutte cose già contenute nell'Humanae Vitae di Paolo VI del 1969 (e che gli fruttò un fioccare di critiche, nel mantenimento della dottrina). Non è chi non veda il ribaltamento della notizia, annunciata con l'aria di chi ha ottenuto finalmente quello che cercava.
La Repubblica invece parte bene, accennando all'indicazione positiva della paternità responsabile, ma scantona completamente nel sottotitolo "Io credo che la famiglia ideale abbia tre bambini" cosa che il Papa non solo non ha detto ma che corrisponde solo al limite minimo al quale accenna il Papa in funzione della conservazione della specie. Un altro qui pro quo. 

Ora tutti noi sappiamo che la sintesi paga lo scotto della sua natura stessa - la necessaria concisione -  ma quante volte il titolo dell'articolo, pur di colpire l'attenzione del lettore (e di vendere) non coincide con quello che l'articolo riporta e quante altre volte il corpo dello stesso articolo tradisce una mancanza di corrispondenza con i fatti! E qui ci troviamo anche in questo caso.

Altro esempio di manipolazione della notizia.
Dopo il noto scambio su Charlie Hebdo il Papa è dovuto tornare sull'argomento, perché alcuni hanno voluto interpretare le parole del Papa come una legittimazione della violenza (addirittura contrapponendolo a Cristo: "porgi l'altra guancia"), mentre guardando il filmato - riportato nel precedente post - è chiarissimo che il Papa afferma che la violenza non può essere in nessun modo giustificata, ma che questo non autorizza nessuno a provocare, come ha fatto Charlie Hebdo, perché poi possono verosimilmente esserci delle conseguenze.

Morale: laddove è possibile occorre andare alla fonte e non accontentarsi delle sintesi giornalistiche.
Questo papa è un uomo estremamente libero e chiaro nell'esprimersi. Per l'affrontare apertamente i problemi può causare sconcerto, insicurezza, barcollare delle certezze: proprio per questo invita a rimettere in gioco le proprie credenze e, soprattutto, il proprio atteggiamento che non può essere un atteggiamento legalistico e non adattato alle circostanze specifiche.
Occorre, insomma, come predichiamo da anni, attrezzarsi: studiare e ragionare con la propria testa e non andare avanti a proclami e colpi d'accetta.

Chi è abituato così oggi con questo Papa sta molto scomodo: vedi Socci, che nella copertina del suo ultimo libro "Non è Francesco" mette un fulmine che colpisce il Vaticano (e ci ricorda il "S'io fossi foco..." di Cecco Angiolieri, suo conterraneo, piuttosto che l'altra sua conterranea Santa Caterina di Siena, alla quale egli stesso molto modestamente si paragona) e, in parte, ma molto più prudentemente, anche Messori, che formula dubbi e perplessità sul comportamento di Papa Francesco.

  

sabato 17 gennaio 2015

Metafore

Ieri abbiamo avuto la notizia che il papa, con il suo stile "papale, papale" senza mezze misure, ha detto al giornalista che lo interrogava su Charlie Hebdo: "Esiste un limite, non si può offendere le religioni, non si può ridicolizzare... se uno mi dice una parolaccia contro la mia mamma... si aspetti un pugno! Ma è normale...!".



Vi consigliamo di andare a vedere - e lo consigliamo in particolare ai francesi - cosa ci dice oggi un noto comico - Giacomo Poretti, di "Aldo, Giovanni e Giacomo" - a proposito della censura ricevuta e della satira (dal sito di Avvenire) http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/ma-si-puo-sempre-fare-un-altra-battuta.aspx. "Si può sempre fare un'altra battuta", dice il comico, e ancora:
"La libertà di satira, la libertà di comicità, la libertà di espressione non è mai gratis e non è mai libera totalmente, semplicemente perché non esiste un solo pronome, ma ne esistono almeno due: io e tu. Ma non basterebbe applicare quella definizione di M.L. King – «la mia libertà finisce dove comincia la vostra» – traslandola in questo modo: «La mia comicità finisce sulla soglia delle vostre cose più care»?".

Ma vale la pena di leggerlo tutto, perché l'intelligenza e la libertà non sono monopolio di coloro che fanno la satira... altrimenti si offende... anche la prima!

Nel frattempo, pare che l'ultimo numero del quotidiano (di nuovo con Maometto preso di mira), vero strumento di unità e di fraternità, come consideravamo, stia vendendo circa 5 milioni di copie... ci auguriamo caldamente - ma sarebbe il caso che gli interessati si facessero parte diligente - che alla fine non si debba dire: e tutti morirono infelici e scontenti...!

lunedì 12 gennaio 2015

Vive la France... ma, poveretta, manca sia la liberté, che l'égualité, che la fraternité (Io con Charlie Hebdo non ci sto)

Mi dispiace, ma io non sto con Charlie Hebdo, semmai sono con i familiari delle vittime. Con il giornale che fa della satira uno strumento d'insolenza e, di fatto, d'intolleranza e di divisione, no. Ritengo invece il direttore del giornale e i giornalisti/vignettisti infamanti corresponsabili di questo assassinio e perseguibili penalmente.


Manca la vera liberté perchè c'è l'insolenza del potere: io non sono libero di professare la mia fede perchè vengo insolentito. Se va bene mi si dà del cretino (come si faccia a dare del cretino a Papa Ratzinger lo sanno solo loro e ovviamente si rendono ridicoli a loro volta: questo è ragionare con la propria testa? Non credo), sennò si scende agli insulti a Dio e ai suoi rappresentanti. Certo, la religione è sempre stata perseguitata, ma, per favore, non mi si parli di libertà. Scendiamo in piazza per difendere la libertà d'espressione? Ma stiamo scherzando? Cosa c'entra con la libertà d'espressione il cattivo gusto - fanno ridere le vignette con le varie sodomizzazioni? o sono segno di una scelta di campo? Secondo me fanno ridere solo gente un po' malata - con cui si oltraggia la religione altrui, in mancanza evidente, oltretutto, di equilibrio personale? Le vignette di Charlie Hebdo trasudano odio - fraternité? - e sono intolleranti nei confronti della religione, islamica e cristiana, e così violente da essere un'incitazione alla violenza. Questa come tale rimane ingiustificata, ma anche la prima (quella della satira blasfema) lo è. E lo è dapprima. Per favore chiamiamo le cose con il loro nome e non ci limitiamo a fare sfilate per le strade di Parigi strizzando l'occhio alle telecamere. Questa non è libertà, ma una scimmiottatura della vera libertà, che invece si conquista con lo sforzo, non criticando e oltraggiando dei morti di fame - per gli islamici sappiamo che nella stragrande maggioranza è così: égalité? - da dietro un pc o con una matita ritenendo magari di appartenere ad una élite intellettuale.

E così alla premiazione Golden Globes 2015 Clooney viene applaudito da tutti per l'identificazione con Charlie, ma siamo in superficie, al di là dei meriti umanitari che il bravo attore ha dimostrato fino ad oggi. Siamo in superficie e in superficie non troviamo le nostre radici.


Proposta: se io fossi il direttore di Charlie Hebdo chiuderei il giornale e mi consegnerei alla giustizia. Questo si che sarebbe serio. La Francia forse finalmente potrebbe cominciare a riflettere e questo sangue non rischierebbe più di rimanere inutile. Darla vinta alla violenza? No, riconoscimento dei propri errori e, finalmente, assunzione di responsabilità. Ma gente seria, matura e responsabile in giro ce n'è poca e non credo che lo faranno. Peccato!

Invito ciascuno a esprimersi su questo argomento: è in gioco la libertà, quella vera, che in Francia oggi viene confusa con il libertinismo.

Riflessioni da quarantena

me, dopo 54 giorni di "quarantena" In questi giorni di forzata clausura, quando arrivano i momenti difficili in cui ti f...