Consentitemi un ricordo personale di una persona cara che non lasciava indifferenti. Non voleva che lo chiamassi così, ma solo Roberto. Era profondamente umano e immagino, molto prima di me, aveva imparato a togliere di mezzo le formalità, gli orpelli. Ha avuto una vita piena, di passione per la musica, di affetti, di dolori. Era forse il più grande conoscitore della vita di Alessandro e Domenico Scarlatti, sui quali aveva scritto una biografia, "Scarlatti: Alessandro e Domenico, due vite in una" prima stampata da Mondadori e poi, in inglese, da Pendragon. Era un uomo molto colto, con una biblioteca con diverse migliaia di libri, soprattutto di musica, ma non solo, che leggeva avidamente. Per il resto avido non era affatto, essendo all'opposto la quintessenza della generosità. Amava molto lo stile liberty ed in casa aveva - ha - diverse cose di buon gusto di questa corrente artistica.
Era - è - il fratello maggiore (e unico) di papà, quello che aveva voluto seguire la sua vena artistica - al contrario di mio padre che ha fatto una brillante carriera bancaria ed ha lasciato lo studio del pianoforte, iniziato insieme al fratello Roberto, appena un anno dopo - fino a rinunciare agli studi universitari, che suonava benissimo il pianoforte e il clavicembalo, che di questo era stato docente al Conservatorio di Palermo - nonché docente di Storia della Musica all'Università di Catania - al punto che lo chiamavano "Maestro". Nel periodo 2002-2004 era stato, fra l'altro, direttore artistico del Teatro Massimo di Palermo, carica che aveva ricevuto nonostante si fosse alienato le simpatie di molti potenti e politici, per il fatto di non avere peli sulla lingua e di non mandarle a dire. Molto più a lungo - dal 1969 al 1995 - era stato direttore artistico dell'Orchestra Sinfonica Siciliana. Soffriva un poco di questo isolamento dal punto di vista culturale, sebbene in ogni caso fosse spesso invitato a convegni che riguardavano gli Scarlatti e unanimemente gli fosse riconosciuta una cultura musicale accessibile solo a pochi. Nel maggio del 2014 ha ricevuto anche il "Premio 16 maggio" riservato a personalità particolarmente benemerite nel mondo della cultura. Eppure a lui sembrava poco e si sentiva isolato. Lo era, acusticamente, perché ci sentiva proprio poco, ma dal punto di vista degli affetti e delle amicizie non direi affatto, dal momento che tutti rimanevano toccati dal suo affetto e dalla sua generosità, oltre che dalla sua intelligenza e dalla sua cultura.
Sono convinto che ci ritroveremo, nonostante avessimo idee molto diverse, lui positivamente laico ed io, a dispetto del cognome, molto religioso ma entrambi instancabili ricercatori del vero e nemici di ogni forma di compromesso con la propria coscienza. Se "alla sera della vita saremo giudicati sull'amore" (s. Giovanni della Croce) credo che possiamo stare tranquilli: Roberto, come voleva essere chiamato - "zio, zio" lo fanno i topi, mi diceva - aveva un cuore grande. Ne scrivo perché è un modo per sentirmelo più vicino. Da piccolo mi chiamava Crudelia Demon, perché, come la famosa strega della "Carica dei 101" sosteneva che, al di là delle apparenze, questa fosse la mia vera natura, dal momento che alla "prova di bontà" che consisteva nel mettere un dito nelle fauci dei nipoti, io ero l'unico che rispondeva alla sfida stringendo... ma stringendo davvero! Arrivederci, Roberto, ieri mi hai fatto mollare la presa.
foto Petyx
Sono convinto che ci ritroveremo, nonostante avessimo idee molto diverse, lui positivamente laico ed io, a dispetto del cognome, molto religioso ma entrambi instancabili ricercatori del vero e nemici di ogni forma di compromesso con la propria coscienza. Se "alla sera della vita saremo giudicati sull'amore" (s. Giovanni della Croce) credo che possiamo stare tranquilli: Roberto, come voleva essere chiamato - "zio, zio" lo fanno i topi, mi diceva - aveva un cuore grande. Ne scrivo perché è un modo per sentirmelo più vicino. Da piccolo mi chiamava Crudelia Demon, perché, come la famosa strega della "Carica dei 101" sosteneva che, al di là delle apparenze, questa fosse la mia vera natura, dal momento che alla "prova di bontà" che consisteva nel mettere un dito nelle fauci dei nipoti, io ero l'unico che rispondeva alla sfida stringendo... ma stringendo davvero! Arrivederci, Roberto, ieri mi hai fatto mollare la presa.
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